In India e in Cina negli ultimi millecinquecento anni si sono sviluppate diverse arti marziali; molte si praticano ancora, e provengono quasi tutte dalle scuole d’origine. Il Kung Fu , per esempio, si ritiene derivi dalla lotta del tempio di Shao Li. I sistemi completi d’arti marziali, che comprendono l’ideologia e la pratica, oltrepassarono i confini cinesi e indiani per arrivare fino alla Corea, al Giappone, al Sud-est Asiatico. Le tecniche marziali praticate in Birmania, Tailandia, Malesia, Indonesia, Indocina e Corea, sono tutte forme chiaramente affini alla lotta cinese.
E’ il contenuto ideologico a distinguere un’arte marziale da una semplice "tecnica di combattimento". Anche se la diffusione delle arti marziali si può ripercorrere di paese in paese, non è ancora chiaro quando abbia avuto luogo il processo di assimilazione, cioè quando le tecniche locali si siano trasformate in arti marziali. I giapponesi, fortemente influenzati dalla cultura cinese, impararono molto presto le lezioni degli antichi maestri. E sulla base delle tecniche cinesi svilupparono lentamente le loro forme marziali.
Un elemento fondamentale delle tecniche di combattimento in Oriente deriva dalla tradizione religiosa e medica: l’uso calcolato della respirazione per acquisire forza, calma, velocità e scioltezza.
Gli stessi monaci che raccoglievano e trascrivevano i testi sacri e le tradizioni esoteriche orientali, tramandavano le conoscenze sulle pratiche empiriche di guarigione che erano alla base della loro visione religiosa. Negli stessi luoghi, come ci tramandano tutte le leggende sull’origine delle più antiche arti marziali, le stesse persone ideavano e praticavano esercizi fisici come lo yoga e il Tai chi chuan nelle sue forme più arcaiche, per sviluppare i poteri del corpo e della mente.
Per questo non ci sorprende oggi trovare una visione del rapporto uomo-natura e una concezione dell’unità mente-corpo, che sono straordinariamente analoghe a quelle che costituiscono il nucleo teorico delle medicine orientali più antiche, come quella ayurvedica, quella tibetana e il complesso sistema medico che, nelle sue numerose varianti, ruota attorno all’agopuntura cinese. Una visione integrata nella quale, mente e corpo, salute fisica e poteri psichici sono aspetti diversi di un‘unica realtà, quella dell’esistenza umana, che non può essere scissa nella contraddizione spirito-materia, come hanno fatto le culture originate dalle grandi religioni monoteiste del l’Occidente.
Da qui si può comprendere come le arti marziali vengano considerate ‘vie’: la via della flessibilità (Judo), la via della mano vuota (Karatedo), la via dell’unione degli spiriti (Aikido ), eccetera;l’apprendimento della tecnica non è mai considerato come fine a se stesso, ma come un percorso faticoso verso l’integrazione tra la mente e il corpo, verso la realizzazione del sé. E l’integrazione psicosomatica, l’espansione delle possibilità e la realizzazione del potenziale del corpo-mente sono proprio gli obiettivi delle arti orientali nell’accezione più ampia, che considerano la malattia come un'occasione data all’individuo per ripristinare il suo equilibrio psicofisico a un livello d’integrazione superiore.
L’esperienza e il contributo giapponese nella pratica del combattimento individuale, con o senza armi, sono certamente tra i più antichi, raffinati e durevoli mai documentati. È sufficiente considerare l’attuale popolarità mondiale di Kendo , Karate , Aikido , Kyudo , Judo, Ju jutsu e via dicendo, che sono sostanzialmente adattamenti o derivazioni moderne, per apprezzare l’influenza continuativa degli antichi metodi giapponesi di combattimento. Le antiche arti marziali vennero sviluppate e raffinate durante un lungo periodo di sperimentazione diretta sui campi di battaglia. In modo particolare in Giappone esse vennero profondamente revisionate e ritualizzate in modelli trasmissibili di allenamento durante i secoli di isolamento assoluto delle isole. Metodi di combattimento che, nonostante le evidenti diversità nella scelta delle armi, producevano grandi rassomiglianze nelle tecniche e, soprattutto, una concezione quasi identica delle motivazioni interiori, basate su certi schemi sociali di comunicazione e reciprocità, esemplificati mediante lo sviluppo della coordinazione fisica, funzionale e psicologica. Ora il Giappone è il paese dell’Asia con più varietà d’arti marziali e con il maggior numero di praticanti in rapporto alla popolazione.
In Occidente, prima del ventesimo secolo, ben poco si sapeva delle arti marziali orientali. Verso il 1900 due o tre inglesi e altrettanti americani incominciarono a imparare il judo e altre arti marziali giapponesi. L’interesse, comunque, crebbe molto lentamente fino al 1945 quando, sull’onda dell’entusiasmo dei soldati americani che erano di stanza in Giappone, il numero dei praticanti s’alzò in modo incredibile. La diffusione in Occidente d’arti marziali provenienti da altre parti dell’Asia fu invece molto più lenta. Solo recentemente i maestri cinesi che praticano a Hong Kong o a Taiwan hanno incominciato a cedere alle richieste occidentali di rivelare le loro tecniche, perché queste possano essere insegnate in Europa e negli Stati Uniti.
Le arti marziali oggi in Asia
GIAPPONE | |
Tecniche a mani nude | Judo |
Aikido | |
Ju-jutsu | |
Shaorinji Kempo | |
Sumo | |
Tecniche con armi | Kendo |
Kyudo | |
Iaido | |
Jukendo | |
Naginata do | |
So jutsu | |
Nin-jutsu |
ISOLE DI RYUKYU | Karate di Okinawa |
Kobudo |
CINA – TAIWAN – HONG KONG | |
Combattimento armato | Wu-shu |
Kung-fu | |
Arti dure (esterne) | Lotta del nord e lotta del sud tempio Shao Lin |
Arti morbide (interne) | Tai chi chuan |
Xing yi | |
Ba gua |
INDIA | Kalaripayit |
Tecniche con bastone e pugnale | |
Tecniche senza armi |
BIRMANIA | Bando |
Banshei | |
Lotta con pugni e calci |
COREA | Tae kwon do |
Tang soo do | |
Hwarang |
CAMBOGIA – LAOS – VIETNAM | Pugilato tradizionale con calci |
Tecniche con armi |
TAILANDIA | Pugilato tai |
Krabi krabong |
FILIPPINE | Tecniche con armi |
MALAYSIA | Bersilat |
INDONESIA | Pentjak silat |
Tecniche con armi |
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