mercoledì 3 febbraio 2010

Storia del Pugilato II

I greci consideravano la lotta con i pugni una disciplina completa ed ideale, con la quale un uomo poteva sviluppare una mente vigile e reattiva in corpo sano e robusto. Nella tradizione mitologica greca sono Teseo ed Ercole i due personaggi che maggiormente ricorrevano all'uso dei pugni per combattere i propri nemici.

Nel 688 AC i greci lo introdussero come nuova disciplina nella XIII Olimpiade antica, secondo in ordine di tempo alla lotta libera inserita nelle olimpiadi nel 708 A.C., la prima medaglia è stata vinta da Onomasto di Smirne. La popolarità di questo sport aveva ormai raggiunto un altissimo livello. Gli incontri olimpici del pugilato finiranno in Grecia solo nel 393, quando l'imperatore Teodosio vietò l'organizzazione di nuove olimpiadi.

Gli atleti greci cominciarono a proteggersi le mani con dei guantini chiamati HIMANTES che vedranno una loro evoluzione nel corso degli anni. Inizialmente erano formati da semplici strisce di cuoio, lunghe all'incirca 4 metri, arrotolate attorno ai polsi e alle nocche delle dita, con cui si cercava di evitare danni eccessivi al volto e alle dita dei contendenti. Più avanti le strisce di cuoio vennero sostituite da vimini per fare cesti, con borchie di ferro, oppure da cuoio trattato apposta per essere tagliente.

La posizione di guardia del pugilato antico era eretta, col busto esageratamente in avanti ma con la testa all'indietro, il braccio sinistro avanti in alto a proteggere la testa ed il braccio destro in basso a proteggere il fegato, questa posizione era obbligatoria. I criteri per l'assegnazione di una vittoria erano differenti da quelli utilizzati oggi, basti solo pensare che non esistevano categorie di peso, quindi i combattimenti erano riservati a taglie alquanto elevate e soprattutto i risultati si rivelavano spesso tragici visti i molti casi di decessi e lesioni gravi. Gli incontri non avevano un termine, proseguivano fino a che uno dei due sfidanti non si arrendeva. Molto spesso capitava che un pugile infierisse senza pietà nei confronti dell'altro nonostante questo fosse caduto a terra. L'atleta greco non gareggiava per un team, ma era solo con sé stesso per raggiungere il massimo, la superiorità o come si diceva in antichità ARETE, cioè eccellere. Questo concetto è ben lontano da quello moderno "l'importante è partecipare" perché per il greco solo il vincitore meritava adulazione ed il premio, gli sconfitti provavano vergogna e venivano umiliati, non esisteva la concezione del secondo e terzo posto.

Popolare anche presso gli etruschi e successivamente ripreso dai romani come spettacolocircense cruento e sanguinoso.

Per capire cosa fosse il pugilato presso i romani è sufficiente osservare la statua di bronzo del "pugile" ritrovata a Roma in via IV novembre nel 1885 durante i lavori di ampliamento di una strada cittadina. Le mani sono protette da guanti pesanti dei romani chiamati CAESTUS. I guantoni diventarono così l'arma offensiva più micidiale. Rinforzati con inserti di piombo e di chiodi per assicurare al duello un finale rapido, devastante e sanguinoso. Il pubblico romano non sopportava le lunghe schermaglie, si spazientiva e si irritava. A nessuno interessavano le finezze tecniche e il valore della competizione. Tutti attendevano solo il colpo pericoloso, volevano presto arrivare al brutale annientamento di uno dei combattenti. Con il passare degli anni vennero fissate delle regole per evitare che i contendenti si ferissero seriamente o che addirittura riportassero lesioni mortali.

Nel Medioevo si assiste ad una fase di declino per questo sport. Solo in alcune città d'Italia come Lucca, Genova e Venezia venivano organizzati incontri degni di nota. A Venezia esiste il ponte dei pugni, dove anticamente, fazioni diverse si scontravano. Per evitare i picchiatori più rudi ci si poteva buttare in mare, anche se questo significava essere derisi per codardia.

CANOTTIERA BOXE LEONE

Nessun commento:

Posta un commento