martedì 22 dicembre 2009

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sabato 19 dicembre 2009

ANTIOSSIDANTI



"Se fossimo in grado di fornire a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico, ne' in eccesso ne' in difetto, avremmo trovato la strada per la salute." (Ippocrate, 460-377 a.C).

Gli effetti benefici del connubio tra alimentazione ed esercizio fisico, come si evince dalle parole del grande Ippocrate, sono note da tempi immemorabili. Non c'e' dubbio infatti che l'attivita' fisica, soprattutto se esercitata in maniera uniforme e costante nel tempo influisca positivamente su tutta una serie di parametri fisiologici, costituendo sicuramente una forma di prevenzione di numerose patologie derivanti da quella che potremmo definire, se mi consentite, la "sindrome del sedentario". Tuttavia, l'esercizio fisico, lo sport e soprattutto l'attivita' agonistica non sono scevri da effetti collaterali, che vanno tenuti in debita considerazione ed eventualmente "vigilati" e, se possibile, prevenuti. Tutto questo perche' il metabolismo aerobico durante l'esercizio fisico aumenta, incrementando a sua volta, la produzione di radicali liberi.

I radicali liberi sono solo dannosi?

Teniamo presente che l'ossigeno e' presente per il 21% nel corpo umano. La maggior parte dell'ossigeno che entra nei processi metabolici mitocondriali si lega all'idrogeno formando quella molecola che tutti conosciamo come H2O, e cioe' l'acqua, così vitale ed importante per noi. Ma l'ossigeno puo' anche essere dannoso: alcuni suoi atomi fanno parte di molecole che appunto denominiamo radicali liberi molto instabili, per la presenza di uno o piu' elettroni liberi, molto "avidi" e quindi perennemente alla ricerca di altre molecole cui attaccarsi. Si formano per "perdita" di elettroni nelle varie tappe del loro trasporto. La conseguenza di questa unione e' una degenerazione cellulare. Tuttavia essi sono anche utili in quanto il nostro organismo utilizza questa capacita' di "demolizione" contro" virus o batteri, per spezzare e utilizzare l'ossigeno del corpo e per la contrazione del tessuto liscio dei vasi sanguigni, promuovendo così una corretta circolazione nel sangue. Quando il numero dei radicali liberi e' sotto controllo si e' in una condizione di equilibrio. Un eccesso, al contrario, porta ad una serie di conseguenze quali: danni tipici dell'invecchiamento, arteriosclerosi, danni a mucose ed altre strutture cellulari ed infine alterazioni alla catena genetica del DNA. I radicali liberi utili vengono prodotti da leucociti, dall'endotelio vascolare e dai globuli rossi e la loro produzione viene mantenuta nel giusto equilibrio da enzimi quali ad es. la superossidodismutasi.

Altri fattori, poi, contribuiscono alla formazione di radicali liberi: l'inquinamento dell'aria, insetticidi e prodotti chimici presenti nei cibi, il fumo di sigaretta, le radiazioni, lo stress fisico o emotivo ed alcuni medicinali.

Attività fisica e conseguenze sulla produzione di radicali liberi

Dati recenti nella letteratura scientifica evidenziano che i radicali liberi aumentano durante l'attivita' fisica , ma le nostre difese restano adeguate ed anzi migliorerebbero grazie all'intervento di enzimi che sarebbero "sovraregolati" proprio in virtu' dell'esercizio fisico. In effetti, riscontri positivi dell'attivita' fisica sono stati visti su malattie vascolari e tumori, la cui insorgenza e' strettamente legata allo stress ossidativo. Il rischio, cioe', sembra dipendere dall'intensita' dell'esercizio fisico e dallo stato di allenamento dei soggetti in questione. Quello che allora ci si chiede è:

  • gli individui sportivi subiscono danni radicalici?
  • lo sportivo deve necessariamente integrare il suo regime alimentare con quantita' maggiori di agenti antiossidanti?


Nel caso di individui con una corretta dieta, le difese dell'organismo sono sufficienti e rispondono adeguatamente all'aumento di stress ossidativo. Per quanto riguarda la seconda domanda, non c'e' una univocita' di risposta, ma possiamo fare una serie di considerazioni ed osservazioni sulla base dei dati scientifici di nostra conoscenza. La vitamina E sembra, al momento attuale, la piu' importante sostanza antiossidante, in relazione all'esercizio fisico. Numerosi studi hanno evidenziato effetti benefici della supplementazione con vitamina E in animali da esperimento sottoposti a diete carenti di tale vitamina. Effetti dell'uso di integratori contenenti vitamina E, presi quotidianamente per tre settimane, a dosi di 200 mg/pro die, hanno mostrato effetti positivi sui livelli di pentano (marker primario dello stress ossidativo). Individui che assumono giornalmente un mix di sostanze antiossidanti (es. carotene, acido ascorbico, e vitamina E) mostrano livelli di perossidazione lipidica piu' bassa durante lo stato di riposo ed in seguito all'esercizio fisico, rispetto a soggetti non supplementati con sostante ad azione antiossidante. Un'altra sostanza antiossidante e' il selenio. L'azione antiossidante del selenio sarebbe legata alla sua incorporazione nella struttura della glutatione perossidasi e di altri enzimi, che proteggono le membrane plasmatiche dai danni provocati dai radicali liberi. Sembra che il selenio manifesti anche proprieta' antitumorali, come evidenziato da una riduzione del tasso di mortalita' legato al cancro alla prostata (71%), esofago (67%) colon retto (62%) e polmone (46%). Il potenziale meccanismo attraverso cui il selenio esplicherebbe la sua azione sarebbe nella capacita' di alterare il metabolismo cancerogeno, prevenendo gli effetti del tumore sul tumore endocrino e su quello immunitario. Il Coenzima Q10 esplicherebbe la sua azione antiossidante sia a livello della catena respiratoria sia come riciclatore della vitamina E. Anche alla vitamina C sono state ascritte proprieta' antiossidanti. Nel corso di una supplementazione e' stato osservato un decremento dell'ossidazione della guanina, una base del DNA, in oxoguanina che mostrerebbe l'azione antiossidante della stessa. Per contro, un secondo marker ossidativo, la oxoadenina, sarebbe pero' aumentata, manifestando cosi' un danno ossidativo. L'effetto ossidativo della vitamina C, comunque, sarebbe legato a dosi maggiori di 60 mg/pro die.

In conclusione, l'utilizzo di integratori per combattere lo stress ossidativo indotto dall'esercizio fisico e' un campo che richiede attenzione, prudenza e che va seguito in ambito clinico. Il consumo di una dieta adeguatamente equilibrata che comprende frutta, cereali e verdure e' una strategia alimentare gia' importante nell'ambito della prevenzione al danno da agenti ossidanti. Resta, tra l'altro, ancora da chiarire se l'azione antiossidante di tali sostanze sia legata a particolari interazioni con composti normalmente e naturalmente presenti nei cibi.

Bibliografia

  • Hayes, E., M., Vitamin and mineral supplementation to athletes. Int., J., Sport Nutr., 1: 146, 1991.
  • Jeng, K.C., et al., Supplementation with vitamins C and E enhances cytokine production by peripheral blood mononuclear cells in healthy adults. Am., J., Clin., Nutr., 64: 960, 1996.
  • Ji, L.L., Exercise and oxidative stress: role of the cellular antioxidant systems. Exerc., Sport Sci. Rev., 23: 135, 1995.
  • Kanter, M.M., Free radicals and exercise: effects of nutritional antioxidant supplementation. Exerc. Sport Sci. Rev., 23: 375, 1995.
  • Lane, H.W., Some trace elements related to physical activity: zinc, copper, selenium, chromium, and iodine. In Nutrition in Exercise and Sport. Hickson, J.E., and Wolinski, I. (eds) Boca Raton, FL: CRC Press, 1989.
Fonte: Prof. Pier Luigi Pompei


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GLI ANTIOSSIDANTI NELL'INTEGRAZIONE SPORTIVA

I cosiddetti "radicali liberi" (ROS = reactive oxygen species) sono molecole "instabili" che tendono molto facilmente a reagire con altre molecole; si generano così delle reazioni a catena, tramite le quali avviene il passaggio dei radicali liberi da una molecola ad un'altra. Le molecole organiche coinvolte in queste catene di reazioni vengono modificate e danneggiate (è questo ad esempio il caso dei lipidi costituenti la membrana cellulare).

Tra i ROS ritroviamo:

  • anione superossido (O2-): radicale libero instabile, agisce come ossidante;
  • perossido di idrogeno (H2O2): non è un radicale libero, ma in presenza di ioni metallici può rompersi e formare radicale idrossilico;
  • radicale idrossilico (HO-), radicale libero altamente reattivo: reagisce con le molecole circostanti ossidandole e danneggiandole.
Gli organismi viventi, che utilizzano l'ossigeno per il mantenimento della vita, sviluppano una discreta quantità di ROS: hanno potuto sopravvivere perché hanno sviluppato opportuni sistemi di controllo, le SOD (SuperOssidoDismutasi). Tutte le molecole biologiche possono venir danneggiate dai ROS, ma particolarmente sensibili risultano le molecole lipidiche, e tra queste quelle che rientrano nella struttura delle membrane cellulari; si parla così di perossidazione lipidica o lipoperossidazione, fenomeno seriamente dannoso in quanto produce una reazione a catena, che si autopropaga. Il danno cellulare e/o tissutale indotto dalla lipoperossidazione può essere limitato ed essere ancora reversibile solo se vi è una sufficiente protezione mediata dagli antiossidanti. I radicali liberi possono inoltre danneggiare anche le strutture proteiche e gli acidi nucleici del DNA

Dobbiamo tener presente che ROS e radicali liberi vengono prodotti normalmente dal nostro organismo , ed in alcune situazioni (inquinamento, fumo di sigaretta) aumenta la loro produzione e si creano le premesse per un danno ai tessuti. Un loro aumento "fisiologico" avviene anche nell'atleta agonista , in seguito al maggior "turn-over" a cui viene sottoposto il suo organismo. E' chiaro che questa esagerata produzione, anche se non tale da produrre patologie vere e proprie, può favorire un "invecchiamento precoce", proprio come può avvenire in una struttura sottoposta a maggior "usura" del normale. Per uno sportivo non è possibile eliminare il fattore di rischio: il fumatore può smettere di fumare, l'atleta non può smettere di allenarsi!

Gli antiossidanti

  • esistono i cosiddetti "chain breakers",sostanze in grado di interrompere l'evoluzione della reazione a catena radicalica: alfa-tocoferolo o vitamina E, acido ascorbico o vitamina C, carotenoidi, tra cui la vitamina A;
  • esistono inoltre i cosiddetti "scavengers", sostanze in grado di inattivare direttamente i RSO, come ad esempio il coenzima Q o ubiquinone, che tuttavia agisce anche "rigenerando" la vitamina E ossidata rendendola così nuovamente attiva come "chain breaker";
  • Accanto a ciò è opportuno ricordare che altri agenti antiossidanti sono i cosiddetti "flavonoidi", polifenoli ampiamente presenti nei vegetali. Particolarmente ricchi di questi antiossidanti sono le foglie del the e quelle della "Ginkgo biloba".

Quanto sopra esposto ribadisce l'importanza di una dieta equilibrata per un atleta, con una scelta varia di alimenti in grado di contenere quotidianamente un apporto adeguato delle vitamine sopra citate (E, C, A) .


Fonte: Dott. Garagiola

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REGOLATORI E COADIUVANTI METABOLICI: LE VITAMINE



Tra le varie vitamine, tutte essenziali per l'organismo anche nei sedentari, ma facilmente rintracciabili in un'alimentazione varia e completa, quelle di cui può sicuramente aumentare il fabbisogno in un atleta sono:
  • vitamine del gruppo B
  • vitamina C

Le vitamine del gruppo B

Tra le vitamine del gruppo B è opportuno sottolineare l'importanza della piridossina (vitamina B6), dell'acido folico e e della cianocobalamina (vitamina B12) , visto l'aumento del turn-over proteico e dei processi di resintesi in chi si allena quotidianamente; ancor maggiore sarà il loro fabbisogno se l'atleta si trova in un periodo di potenziamento delle capacità di forza, con incremento quindi delle masse muscolari. E' difficile stabilire con precisione di quanto aumenti il fabbisogno in queste situazioni, ma ci si può ragionevolmente riferire all'incremento del fabbisogno proteico (che nell'atleta è circa il doppio rispetto ai sedentari). Le altre vitamine (B1, B2, B3 e B5) diventano maggiormente richieste in caso di atleti che abbiano un notevole dispendio energetico globale, con incremento dei processi ossidativi a scopo energetico.

La vitamina C

Per quanto riguarda la vitamina C, che esplica anche un'azione antiossidante, la sua importanza per l'atleta deriva dalle sue molteplici funzioni, tutte non solo importanti, ma maggiormente richieste in occasione di attività fisica regolare:

  • assorbimento del ferro per la sintesi di emoglobina;
  • sintesi di collagene (molecola fondamentale per la costruzione di tessuto muscolare, ossa e cartilagini);
  • potenziamento delle difese immunitarie.

Fonte: Dott. Garagiola

CARNOSINA




La carnosina è un dipeptide, ossia una molecola composta da due aminoacidi, l'alanina e l'istidina, che si trova in notevoli quantità nel tessuto muscolare.

I primi studi compiuti ne hanno rivelato una buona attività anti-ossidante. Successivamente ci si è accorti che interviene nel controllare i livelli intracellulari di calcio nelle cellule miocardiche e quindi può migliorare la contrattilità cardiaca. Oltre a ciò le ulteriori proprietà accertate della carnosina che possono avere un risvolto pratico per lo sportivo sono le seguenti:

  • incrementa la fosforilazione ossidativa (la produzione di ATP mediante i processi ossidativi);
  • svolge azione tampone sull'acidosi metabolica intracellulare (anche se in misura ridotta nell'uomo, rispetto alle specie animali: alle concentrazioni abituali corrisponde a circa il 7% della capacità tampone totale del muscolo);
  • potenzia la stimolazione della fosforilazione ossidativa indotta da ADP;
  • esercita un'azione antiossidante e anti-invecchiamento

Uno studio eseguito su alcuni atleti che hanno ricevuto una supplementazione dietetica di carnosina per tre goirni ha evidenziato:

  • un aumento significativo dei livelli di 2,3 difosfoglicerato (DPG) e del rapporto 2,3 DPG/emoglobina;
  • un miglioramento del recupero dopo uno sforzo massimale (Wingate test).
Fonte: Dott. Garagiola


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giovedì 17 dicembre 2009

REGOLATORI E COADIUVANTI METABOLICI: LA CREATINA



La creatina (Cr) è la molecola che, arricchita da un gruppo fosforico, diventa "fosfocreatina" (Pcr), unica fonte di energia di pronto utilizzo per il muscolo (sistema anaerobico alattacido). Infatti, in caso di necessità, la liberazione del gruppo fosforico della fosfocreatina fornisce energia sufficiente a resintetizzare ATP , molecola a sua volta altamente energetica; la scissione dell'ATP nelle cellule muscolari (con perdita del gruppo fosforico) libera l'energia necessaria alla contrazione.

Il fabbisogno giornaliero di un adulto è di 2 grammi al giorno e viene coperto da:

  • 50% tramite sintesi endogena (che avviene nel fegato e nel rene)
  • 50% tramite assunzione col cibo (250 grammi di carne contengono 1 grammo di creatina)

La creatina viene poi trasportata attivamente all'interno della cellula muscolare.

I riscontri sperimentali più rilevanti sono stati sino ad ora i seguenti:

  • se aumenta la creatina nel muscolo aumenta anche la fosfocreatina
  • l'enzima responsabile della trasformazione di creatina in fosfocreatina nel mitocondrio è "accoppiato" alla fosforilazione ossidativa: questo significa che quando questo processo è attivo occorre una minor quantità di ADP per avviare la produzione di ATP
  • l'incremento del livello di Pcr nel muscolo induce un incremento delle doti anaerobiche alattacide , ma non ha effetti né sul sistema anaerobico lattacido né sulle doti aerobiche
  • la somministrazione di Creatina diminuisce i livelli di iperammoniemia da sforzo (minor degradazione di ATP e minor produzione di ammonio)


La Creatina rende più "stabili" i livelli di ADP nel muscolo, in modo che non siano mai elevati (rifosforilazione continua). Si è inoltre evidenziato un ritardo nella comparsa di affaticamento durante serie ripetute di esercizi ad alta intensità. Esiste tuttavia un problema pratico legato alle alti dose necessarie per raggiungere un effetto: la creatina assunta viene infatti solo parzialmente assorbita; di quella assorbita parte viene metabolizzata al fegato e parte arriva al muscolo; di quella che arriva al muscolo infine solo una parte viene trasformata in fosfocreatina. Il fabbisogno dell'atleta oscilla tra i 2 - 3 grammi al giorno.

Fonte: Dott. Garagiola

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CARNITINA


La carnitina è una molecola importante nel metabolismo degli acidi grassi.

Le sue funzioni principali sono:

  • trasportare gli acidi grassi dal citoplasma cellulare all'interno del mitocondrio, organello in cui avviene il processo di beta-ossidazione (ossia la sua trasformazione con produzione di energia);


    Mitocondrio

  • modulare il metabolismo del coenzima-A, molecola anch'essa importante per lo svolgimento dei processi ossidativi


La carnitina alimentare deriva ovviamente dagli alimenti animali: carne e pesce. L'organismo umano è comunque in grado di sintetizzarla a partire da metionina e lisina (due aminoacidi essenziali).

Negli atleti si è osservato che la capacità del muscolo di ossidare gli acidi grassi è direttamente proporzionale ai suoi livelli intracellulari di carnitina. Poiché inoltre l'esercizio fisico può provocare una perdita di carnitina dal muscolo, la possibilità che l'atleta possa trovare giovamento da un supplemento di carnitina costituisce la logica conclusione di queste osservazioni.

Il fabbisogno: nell'atleta è di 2 grammi al giorno. Un mese di supplementazione con 2 grammi al giorno in atleti sottoposti ad allenamenti regolari ha portato ad un incremento del 12% dei livelli intramuscolari di carnitina.


Fonte: Dott. Garagiola


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mercoledì 16 dicembre 2009

GLUTAMMINA E SPORT



Le proteine costituiscono i cosiddetti "mattoni" nell'organismo per la sintesi del materiale cellulare durante i processi anabolici, che portano cioe' all'accrescimento tissutale. Gli amminoacidi, che sono i costituenti delle proteine, contribuiscono al metabolismo energetico. L'organismo non riesce a sintetizzare 8 amminoacidi che quindi devono essere introdotti attraverso l'alimentazione quotidiana. Questi 8 amminoacidi vengono percio' denominati amminoacidi essenziali . Inoltre, l'organismo sintetizza la cistina dalla metionina e la tirosina dalla fenilalanina. I rimanenti 9 amminoacidi vengono definiti non essenziali e vengono sintetizzati dal nostro corpo.

Si badi bene: il termine non essenziale non sminuisce il significato nutrizionale di questi. Vuole solo significare che tali amminoacidi possono essere sintetizzati da altri composti gia' presenti nell'organismo. Tra questi annoveriamo la glutammina , appunto, un amminoacido non essenziale, cioe' sintetizzato direttamente dal corpo umano. La sua sintesi avviene principalmente nel tessuto muscolare partendo da ammoniaca e acido glutammico per poi venir inviato ad altri tessuti ed organi secondo le esigenze e richieste metaboliche ed energetiche specifiche di ognuno di questi. La glutammina e' l'amminoacido piu' abbondante del corpo umano e sembra possedere numerose funzioni regolatorie ricoprendo quindi un ruolo fondamentale nell'equilibrio amminoacidico globale. Alla glutammina si ascrive un effetto anticatabolico e un aumento dei processi che portano alla sintesi proteica. Per questo la supplementazione con glutammina, su base teorica, potrebbe risultare utile per contrastare il catabolismo proteico e dei danni muscolari indotti da somministrazione ripetuta di glucocorticoidi. In animali da esperimento una somministrazione subcronica di glutammina riduce le conseguenze muscolari della somministrazione prolungata di glucocorticoidi. Altri studi hanno osservato un ruolo della glutammina sul glicogeno muscolare, evidenziando che la somministrazione di glutammina promuove l'accumulo di glicogeno muscolare durante il recupero, aumentando cosi' la sua disponibilita' dopo l'esercizio. Un altro importante ruolo della glutammina risiede nel mantenimento delle difese immunitarie dell'organismo. Cellule linfocitarie e macrofagi che hanno il ruolo di difendere il nostro organismo dalle infezioni sfrutterebbero la glutammina in qualita' di fonte di rifornimento. In condizioni normali, di riposo, il corpo e' in grado di produrre tutta la glutammina necessaria, mentre in condizioni di stress o di affaticamento muscolare la richiesta aumenta e una carenza di glutammina potrebbe essere in correlazione con i fenomeni immunodeppressivi che si verificano dopo un allenamento intenso. A questo scopo l'integrazione con glutammina potrebbe ridurre l'incidenza di patologie infettive delle prime vie aeree che costituisce un fenomeno statisticamente significativo dopo una competizione prolungata o dopo allenamenti particolarmente intensi e gravosi. Una riduzione di queste infezioni delle prime vie respiratorie e' stata osservata in maratoneti ai quali era stata offerta una bevanda contenente 5g di glutammina in 330 ml di acqua minerale al termine e due ore dopo la fine della gara. Piu' del 60% degli atleti sottoposti a tale trattamento non sviluppo' patologie infettive. Per contro, ulteriori studi non sono riusciti pero' a dimostrare che gli effetti della glutammina erano in qualche modo correlati a variazioni nel numero dei linfociti. Gli effetti della somministrazione di glutammina sono anche stati studiati sulla performance di sollevatori di pesi. In uno studio in doppio cieco e placebo, a sei soggetti, sollevatori di pesi furono presentate dosi di glutammina di 0.3 g/kg di peso corporeo. Un'ora dopo la somministrazione i soggetti furono sottoposti a 4 sets di esercizi (2 sets alla pressa per gambe al 200% del proprio peso, 2 sets alla pressa pettorali al 100% del proprio peso). Nessuna differenza nel numero massimo delle ripetizioni nell'uno e nell'altro tipo di esercizio fu osservata tra soggetti di controllo e soggetti trattati.


Uno studio similare e' stato condotto su giovani frequentatori di palestra tra i 18 e i 24 anni i quali avevano ricevuto una dose di glutammina di 0.9g/kg di massa magra per giorno per 6 settimane e che erano stati sottoposti a esercizi di resistenza con i pesi con intensita' variabili tra il 60 e il 90%. La supplementazione con glutammina in questo studio non ha mostrato effetti statisticamente significativi sulla performance muscolare, sulla composizione corporea o il turnover muscolare di questi giovani sportivi.

In conclusione, pur ricoprendo un ruolo di primaria importanza nell'omeostasi amminoacidica generale e partecipando a numerose funzioni dell'organismo, la supplementazione con glutammina a fini puramente sportivi non sembra apportare particolari benefici, laddove non sussistano conclamati stati clinici di carenze che richiedano una sua supplementazione. Percio' il suo utilizzo come supporto ergogenico risulta, in soggetti in buono stato di salute, puramente teorico.

Bibliografia

  1. Jepson, M.M., et al., Relationship between glutamine concentration and protein synthesis in rat skeletal muscle. Am. J. Physiol., 255 (Endocrinol., Metabolism 18) E:166, 1988.
  2. Max, S.R., Glucocorticoid-mediated induction of glutamine synthetase in skeletal muscle. Med. Sci. Sports Exerc., 22:325, 1990.
  3. Wernerman, J., et al., Glutamine and Ornithine-a-ketoglutarate but not branched-chain aminoacids reduce the loss of muscle glutamine after surgical trauma. Metabolism, 38 (suppl.1):63, 1989.
  4. Hickson, R.C., et al., Glutamine prevents down-regulation of myosin heavy-chain synthesis and muscle atrophy from glucocorticoids. Am. J. Physiol., 31:E730, 1995.
  5. Varnier, M. et al., Stimulatory effect of glutamine on glycogen accumulation in human skeletal muscle. Am. J. Physiol., 269:E309, 1995.
  6. Hoffman-Goetz, L.R. Pedersen, B.K.: Exercise and the immune system: a model of stress response. Immunol. Today, 15:382, 1994.
  7. Parry-Billings, M., et al., The overtraining syndrome: some biochemical aspects. In Intermittent High Intensity Exercise. MacLeod, D.A., et al., (eds) London, E. & F.N., Spon, 1995.
  8. Rowbottom, D.C., et al., The emerging role of glutamine as an indicator of exercise stress and overtraining. Sports Med., 21:80, 1996.
  9. Sharp, N.C., Koutedakis, Y., Sport and the overtraining syndrome: Immunological aspects. Br. Med. Bull., 48:518, 1992.
  10. Castell, L.M., et al., Some aspects of the acute phase response after a marathon race, and the effects of glutamine supplementation. Eur. J. Appl. Physiol., 75:47, 1997.
  11. Castell, L.M., et al., Does glutamine have a role in reducing infections in athletes? Eur. J. Appl. Physiol., 73: 488, 1996.
  12. Antonio, J., Sanders, M.S., Kalman, D., Woodgate D., Street C. J. The effects of high-dose glutamine ingestion on weightlifting performance. Strength Cond. Res., 16 (1): 157-160, 2002.
  13. Candow, D.G., Chilibek, P.D., Burke, D.G., Davison, K.S., Smith-Palmer, T., Effect of glutamine supplementation combined with resistance training in young adults. Eur. J. Appl. Physiol., 86 (2):142-9, 2001.
Fonte: Prof: Pierluigi Pompei

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GLUTAMMINA E SPORT



Le proteine costituiscono i cosiddetti "mattoni" nell'organismo per la sintesi del materiale cellulare durante i processi anabolici, che portano cioe' all'accrescimento tissutale. Gli amminoacidi, che sono i costituenti delle proteine, contribuiscono al metabolismo energetico. L'organismo non riesce a sintetizzare 8 amminoacidi che quindi devono essere introdotti attraverso l'alimentazione quotidiana. Questi 8 amminoacidi vengono percio' denominati amminoacidi essenziali . Inoltre, l'organismo sintetizza la cistina dalla metionina e la tirosina dalla fenilalanina. I rimanenti 9 amminoacidi vengono definiti non essenziali e vengono sintetizzati dal nostro corpo.

Si badi bene: il termine non essenziale non sminuisce il significato nutrizionale di questi. Vuole solo significare che tali amminoacidi possono essere sintetizzati da altri composti gia' presenti nell'organismo. Tra questi annoveriamo la glutammina , appunto, un amminoacido non essenziale, cioe' sintetizzato direttamente dal corpo umano. La sua sintesi avviene principalmente nel tessuto muscolare partendo da ammoniaca e acido glutammico per poi venir inviato ad altri tessuti ed organi secondo le esigenze e richieste metaboliche ed energetiche specifiche di ognuno di questi. La glutammina e' l'amminoacido piu' abbondante del corpo umano e sembra possedere numerose funzioni regolatorie ricoprendo quindi un ruolo fondamentale nell'equilibrio amminoacidico globale. Alla glutammina si ascrive un effetto anticatabolico e un aumento dei processi che portano alla sintesi proteica. Per questo la supplementazione con glutammina, su base teorica, potrebbe risultare utile per contrastare il catabolismo proteico e dei danni muscolari indotti da somministrazione ripetuta di glucocorticoidi. In animali da esperimento una somministrazione subcronica di glutammina riduce le conseguenze muscolari della somministrazione prolungata di glucocorticoidi. Altri studi hanno osservato un ruolo della glutammina sul glicogeno muscolare, evidenziando che la somministrazione di glutammina promuove l'accumulo di glicogeno muscolare durante il recupero, aumentando cosi' la sua disponibilita' dopo l'esercizio. Un altro importante ruolo della glutammina risiede nel mantenimento delle difese immunitarie dell'organismo. Cellule linfocitarie e macrofagi che hanno il ruolo di difendere il nostro organismo dalle infezioni sfrutterebbero la glutammina in qualita' di fonte di rifornimento. In condizioni normali, di riposo, il corpo e' in grado di produrre tutta la glutammina necessaria, mentre in condizioni di stress o di affaticamento muscolare la richiesta aumenta e una carenza di glutammina potrebbe essere in correlazione con i fenomeni immunodeppressivi che si verificano dopo un allenamento intenso. A questo scopo l'integrazione con glutammina potrebbe ridurre l'incidenza di patologie infettive delle prime vie aeree che costituisce un fenomeno statisticamente significativo dopo una competizione prolungata o dopo allenamenti particolarmente intensi e gravosi. Una riduzione di queste infezioni delle prime vie respiratorie e' stata osservata in maratoneti ai quali era stata offerta una bevanda contenente 5g di glutammina in 330 ml di acqua minerale al termine e due ore dopo la fine della gara. Piu' del 60% degli atleti sottoposti a tale trattamento non sviluppo' patologie infettive. Per contro, ulteriori studi non sono riusciti pero' a dimostrare che gli effetti della glutammina erano in qualche modo correlati a variazioni nel numero dei linfociti. Gli effetti della somministrazione di glutammina sono anche stati studiati sulla performance di sollevatori di pesi. In uno studio in doppio cieco e placebo, a sei soggetti, sollevatori di pesi furono presentate dosi di glutammina di 0.3 g/kg di peso corporeo. Un'ora dopo la somministrazione i soggetti furono sottoposti a 4 sets di esercizi (2 sets alla pressa per gambe al 200% del proprio peso, 2 sets alla pressa pettorali al 100% del proprio peso). Nessuna differenza nel numero massimo delle ripetizioni nell'uno e nell'altro tipo di esercizio fu osservata tra soggetti di controllo e soggetti trattati.


Uno studio similare e' stato condotto su giovani frequentatori di palestra tra i 18 e i 24 anni i quali avevano ricevuto una dose di glutammina di 0.9g/kg di massa magra per giorno per 6 settimane e che erano stati sottoposti a esercizi di resistenza con i pesi con intensita' variabili tra il 60 e il 90%. La supplementazione con glutammina in questo studio non ha mostrato effetti statisticamente significativi sulla performance muscolare, sulla composizione corporea o il turnover muscolare di questi giovani sportivi.

In conclusione, pur ricoprendo un ruolo di primaria importanza nell'omeostasi amminoacidica generale e partecipando a numerose funzioni dell'organismo, la supplementazione con glutammina a fini puramente sportivi non sembra apportare particolari benefici, laddove non sussistano conclamati stati clinici di carenze che richiedano una sua supplementazione. Percio' il suo utilizzo come supporto ergogenico risulta, in soggetti in buono stato di salute, puramente teorico.

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Fonte: Prof: Pierluigi Pompei

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