lunedì 23 novembre 2009

PALLACANESTRO



A cura del Prof. Mario Testi
Testo del Prof. Andrea Sassoli
allenatore F.I.P. di serie A1 - A2

Un po' di storia

Il Prof. James Naismith, insegnante di Educazione Fisica alla YMCA - Young men's Christian Association, Scuola per predicatori, sportivi, amministratori di Springfield (Massachussets) - nell'inverno del 1891 si pose il problema di inventare un gioco, divertente e non consueto, che potesse essere praticato in palestra per mantenere in attività gli atleti delle squadre di football e di baseball. Dopo qualche bizzarro tentativo, nacque così il basket. Inizialmente furono utilizzati come canestri due veri "canestri" di paglia, appoggiati a terra sulle linee di fondo campo. Nonostante la loro relativa altezza, non fu subito facile segnare i punti. Migliorando però il gioco, di lì a poco, divenne fin troppo facile fare punti. I canestri furono allora alzati, appesi al muro della palestra e successivamente forati. Questo perché il gioco era spesso interrotto per recuperare il pallone, con una scala, quando questo finiva nel cesto. Da quei primi anni, il gioco e le regole hanno subito notevoli mutamenti, anche se la versione perfezionata del prof. Naismith rimane l'essenza del basket attuale. In Europa la pallacanestro fu introdotta, durante la prima guerra mondiale, dai soldati americani. La prima grande manifestazione internazionale fu organizzata a Parigi, tra le squadre degli eserciti alleati, nel 1919. In pochi anni questo sport si diffuse in tutti i continenti, e in tutte le città si organizzarono squadre per realizzare a tornei di vario genere. Nel secondo dopoguerra, invece, nacquero le leghe professionistiche americane, di cui la NBA è una delle maggiori e più conosciute espressioni. La popolarità del basket uguagliò quella del baseball, ed in molti paesi la superò. Alle Olimpiadi la pallacanestro fu introdotta nell'edizione di Berlino del 1936 (finale, all'aperto, USA-Canada 19-8). In Italia bisognò attendere il quarto posto ottenuto dalla nazionale alle Olimpiadi di Roma 1960, per assistere ad un vero e proprio boom della disciplina. La grande diffusione e la definitiva consacrazione del basket come sport di massa si è registrata negli ultimi vent'anni. Questo sport nato in laboratorio è entrato, grazie alla semplicità ed all'immediatezza, nel cuore di tutti, giovani e meno giovani.

Fisiologia

Assistere ad una partita di pallacanestro porta l'osservatore, anche il più inesperto, ad apprezzare l'enorme quantità di metri percorsi da un singolo giocatore, dall'area di difesa a quella d'attacco e viceversa, per tante volte, anche consecutive, la quantità di balzi, di accelerazioni, di urti…. Gli studiosi hanno attentamente analizzato tali fenomeni fisici, li hanno cronometrati, contati, hanno mappato lo sforzo e le tipologie dei movimenti effettuati dai giocatori: la scoperta è stata che non tutti i giocatori, durante la partita, sono impegnati, allo stesso modo. Obiettivo di questi studi è ovviamente l'ottimale programmazione dell'allenamento. Possiamo affermare che nella pallacanestro il metabolismo energetico ha caratteristiche anaerobiche alattacide-lattacide miste, la "benzina" cioè è procurata da tutti i meccanismi bioenergetici, non ultimo quello aerobico, nella continua catena di "spesa" e "ripristino". Tanto più sarà efficiente tale meccanismo, tanto più sarà l'atleta in condizione ottimale. Ci sono poi componenti di forza, in particolare di forza esplosiva, che consente l'esecuzione dei salti e dei rimbalzi. Tutti i fondamentali della pallacanestro richiedono equilibrio, coordinazione, destrezza, per garantire la possibilità di poter effettuare gesti tecnici con il massimo della precisione e con il minor dispendio energetico. Si deve parlare, cioè, di preparazione globale per il giocatore di pallacanestro: allenamento fisico, tecnico, tattico, anche psicologico.

Le caratteristiche del gioco

Il basket moderno è uno sport completo. Può essere facile e divertente ma anche duro e faticoso, sia per l'appassionato che lo pratica al campetto, sia per chi lo pratica ad alto livello. Certo è che il gioco si è sviluppato enormemente: dalle lente conversioni attacco-difesa e viceversa, assistiamo oggi al basket a tutto campo, al contropiede fulminante, al pressing. Le misure del campo sono state adeguate a queste nuove esigenze. Dieci giocatori che corrono velocemente in un campo relativamente piccolo non possono che provocare inevitabili urti e collisioni. L'interpretazione delle regole deve essere aggiornata alla reale esigenza di non interrompere continuamente il gioco. Talvolta ciò rischia di rendere la disciplina meno spettacolare, se il basket non è giocato in modo pulito può anche essere non bello da vedersi. La pallacanestro è un gioco di movimento, dove tutti devono essere attivi, per smarcarsi e poter ricevere passaggi, per tirare e realizzare tiri a canestro. E' un gioco di gesti coordinati, calibrati, tempestivi e sincroni, eseguiti con armoniche geometrie dai componenti di una squadra. Ciò è dettato dalle diverse filosofie di gioco dei tecnici, i più bravi allenatori hanno in questo senso sempre "fatto scuola". Il gioco in contropiede, in transizione, in dai e vai, il free lance, o il passing game, il gioco controllato, sono solo alcuni esempi. Ogni volta che è stato introdotto un sistema offensivo, si è poi registrata l'invenzione di nuovi sistemi difensivi, e viceversa. La difesa a uomo, a zona, pressing, zona mista, tante opzioni per rallentare, ostacolare, disturbare il gioco dell'attaccante. È uno sport in movimento, in evoluzione, in continuo studio e ricerca di soluzioni tecniche e tattiche. Il basket è sport di statistica: occorre saper valutare il rischio di tentare un tiro dopo pochi secondi (dov' è alta la percentuale di errore) o dopo molti secondi di gioco (qui sarebbe auspicabile una più alta probabilità di successo). Saper scegliere se tirare da lontano (dove sono più basse le percentuali di tiro) o da vicino (dove dovrebbero essere naturalmente di molto superiori). In epoche passate si era registrata la tendenza ad un certo "distruttivismo difensivistico", con l'obiettivo di annullare il sistema di gioco adottato dagli avversari o da un singolo fortissimo giocatore. Ha prevalso però il più puro senso di costruzione del gioco, di azioni spettacolari ed incisive, per migliorare la velocità di esecuzione e accrescere il contenuto tecnico del gioco. Ciò fa nascere correnti di pensiero, fa discutere il tecnico come l'appassionato, operare la scelta fra la difesa a uomo piuttosto che quella a zona, e così via dicendo. E naturalmente non c'è una risposta certa. L'indecisione è il tema dominante del basket: forse per questo - per questa sua continua necessità di scelte coraggiose, immediate, repentine - è così amato.

Allenamento

L'allenamento nel basket è forma d'istruzione organizzata, orientata all'incremento delle capacità fisiche, psichiche, tecniche e tattiche dell'atleta. La gara è caratterizzata da un continuo alternarsi di momenti ad elevata intensità e momenti di recupero, varietà di movimenti, ecc., in una successione non prevedibile. La durata, il modo e l'alternanza del manifestarsi di queste intensità pongono elevate richieste, sia ai meccanismi anaerobici (direttamente chiamati in causa per fornire l'energia) che a quelli aerobici (chiamati in causa per permettere il più rapido recupero). Va da sé che il percorso sopra indicato è per i giocatori d'alto livello, mentre per i giovani è preferibile l'approccio cauto, graduale, "intelligente". Per il principiante, giovane o adulto che sia, ogni fatica muscolare ed energetica procura sviluppo su tutte le componenti, muscolari ed energetiche: solo molto in seguito la specificità dell'allenamento potrà essere rivolta ad un solo ramo. Un discorso molto approfondito, forse rimandabile ad altra pagina, merita la preparazione alla gara. Soltanto le squadre di professionisti dedicano tempo a questo particolare settore della preparazione; è naturale che sia così, in considerazione dell'alto livello del loro impegno. Questa giustificazione, peraltro, seppur valida, non deve togliere l'interesse verso la stessa attenzione, magari soddisfatta in tempi adeguati all'età e alla preparazione dei ragazzi, per le squadre giovanili o amatoriali. Troppo spesso, infatti, molte squadre si allenano sui fondamentali, sull'aspetto atletico, su aspetti tattici, ma trascurano la preparazione "alla gara". Erroneamente e assai di frequente si equivoca sulla questione: preparazione alla gara non significa solo tattica, conoscenza dell'avversario, studio sulle soluzioni preferite o più pericolose. Soprattutto significa che durante l'allenamento, durante gli esercizi, vanno educati gli stili e le scelte. Non è pensabile che un tiro, un passaggio, un fallo sia completamente tollerato durante il tempo d'allenamento e sia punito, magari dall'allenatore stesso, durante la partita.


Il campo e le attrezzature

Il campo di gioco misura 28 metri per 15. In taluni impianti, però, succede che la lunghezza o la larghezza non possano essere rispettate. E' quindi tollerata, anche per tornei "non professionistici" e minori, una misura inferiore, fino a 26 m di lunghezza, purché la proporzione lunghezza/larghezza sia rispettata (potremmo immaginare una formula "LARGHEZZA = LUNGHEZZA / 2 + 1"). Il campo è diviso in due da una linea di metà campo. Il canestro è alto 3,05 metri, è posto al centro del lato corto ed appeso al tabellone. Il tabellone è un rettangolo di 1,80 x 1,20 metri, di legno, plexiglas o altre resine, oppure di cristallo. Sporge all'interno del campo per 1,20 metri, è sospeso in modo da collocare il canestro (che deve essere fissato a 30 cm dal bordo inferiore) alla giusta altezza. A 5,80 metri dalla linea di fondo campo è disegnata la linea dei tiri liberi, che delimita l'area dei tre secondi, di forma trapezoidale. La linea del tiro da tre punti è una semicirconferenza di raggio 6,25 metri dal centro del canestro. Le linee sono segnate con un tratto di 5 centimetri di larghezza. Il pallone ha una circonferenza compresa tra 63 e 66 centimetri, il diametro di circa 24 centimetri, può essere di pelle e di materiali sintetici. Deve pesare 650 grammi ed essere gonfiato in modo tale che se lasciato cadere dall'altezza di circa 1,80 metri, rimbalzi a circa 1,40 metri (o anche più approssimativamente, che se lasciato cadere da in alto, poco sopra il capo, rimbalzi all'altezza delle spalle circa). Fanno parte delle attrezzature necessarie per le partite ufficiali: il cronometro per la durata del tempo di gioco, il cronometro per i 24 secondi, il referto di gara, i fischietti, le palette per la segnalazione dei falli, il tabellone segnapunti, eccetera.

Le regole

Le regole del gioco sono tantissime e governano ogni più piccolo aspetto della gara. Per la comprensione del gioco, almeno nei suoi aspetti sostanziali, è sufficiente capire alcuni punti essenziali:

  1. Nel basket non ci possono essere contatti, non si possono cioè dare colpi-spinte, né con le mani, né con le braccia, né con le gambe o con il corpo. Perciò ogni urto tra i giocatori è sanzionato come "fallo personale".

  2. Realizzare un canestro fa conquistare punti (1 per un tiro libero, 2 per un tiro dal campo, 3 per un tiro scoccato da oltre la linea dei tre punti).

  3. Non si può camminare con la palla in mano.

  4. Ogni azione si svolge in un limitato arco di tempo.

  5. Il campo ha limiti disegnati entro i quali deve svolgersi il gioco.

Gli arbitri sono gli addetti a valutare le violazioni al regolamento: rilevano i "falli" (gli urti fra i giocatori) e le "infrazioni" (gli errori nel controllo del pallone, l'uscita dai limiti del campo, ecc.). Ad ogni violazione corrisponde una "sanzione": la perdita del possesso di palla per le infrazioni (svariate e di diversa entità, in relazione alla gravità, per i falli commessi). Le regole sono in continua evoluzione, cosicché uno spettatore, lontano dai campi per qualche tempo, potrebbe rischiare oggi di non capire più il gioco È così ad esempio per la regola dei 24 secondi per concludere un'azione di gioco, fino a ieri 30.

I fondamentali

Per realizzare lo scopo del gioco nel rispetto delle regole, i giocatori compiono gesti tecnici che si chiamano "fondamentali". Sono la base del gioco, l'alfabeto, gli strumenti del giocatore per praticare lo sport della pallacanestro. Se molte sono le regole, altrettanti sono i fondamentali. Possiamo però racchiuderli in pochi punti essenziali: solo 4 i principali, un'infinità quelli evoluti. Ci sono i "fondamentali individuali", il controllo del corpo e dell'attrezzo (il pallone). I "fondamentali di squadra", il controllo da parte dei componenti di una squadra dei reciproci movimenti e spostamenti in relazione a quelli degli avversari, per la costruzione e la realizzazione delle strategie e delle tattiche di gioco.

Potremmo sintetizzare i 4 principali in:

Saper TIRARE, per realizzare i canestri, scopo del gioco.
Saper PASSARE, per costruire azioni che consentano di procurare le possibilità di tirare, con migliore probabilità di fare canestro per tutti i componenti la squadra.
Saper PALLEGGIARE, per rispettare le regole che impediscono di camminare con la palla in mano, per potersi spostare sul campo controllando il pallone.
Saper DIFENDERE, per tentare di ostacolare gli avversari nei loro movimenti finalizzati a realizzare il canestro.

Il TIRO: è l'anima del basket, il fondamentale che permette di realizzare i punti e quindi vincere le partite. Ci sono molti tipi di tiro: piazzato (il più naturale ed immediato), in sospensione (plastico ed elegante), in terzo tempo (l'entrata a canestro, il solo gesto che prevede la parziale deroga all'impossibilità di camminare con la palla in mano), e anche la spettacolarissima "schiacciata a canestro", realizzabile solo da pochi.

Il PASSAGGIO : che si realizza con la spinta impressa dalle braccia e dalle mani al pallone, indirizzandolo verso un compagno. L'importanza del passaggio è direttamente proporzionale all'efficienza del gioco: buoni passaggi procurano buoni tiri, e buoni tiri procurano i punti. Ci sono molti tipi di passaggio: a due mani, a una, tipo baseball, laterale, ognuno con una specifica tecnica e una particolare scelta esecutiva, in relazione alla situazione di gioco.

Il PALLEGGIO: che si attua con la spinta del pallone verso il pavimento, dal quale il pallone rimbalza per tornare nella mano del giocatore, in continuità e senza interruzione del gesto. Le regole per il controllo del pallone in palleggio sono numerosissime e riguardano le infrazioni di imperfetto controllo, "passi" e "doppio palleggio".

I MOVIMENTI DIFENSIVI: sono quelli che permettono di mantenere la "POSIZIONE DIFENSIVA"durante lo spostamento; nel basket l'atteggiamento difensivo e gli spostamenti, scivolamenti e flottaggi, non sono naturali. Sono state adattate tecniche specifiche per tentare di ostacolare l'iniziativa dell'attaccante nel rispetto delle regole di gioco, in particolare per non causare urti. Si realizzano mediante una sorta di passo laterale, ottenuto divaricando e riunendo parzialmente i piedi, mantenendo equilibrio dinamico e sempre fronteggiando l'attaccante. L'efficienza della difesa è strettamente connessa alla rapidità degli spostamenti.

Esistono poi gli altri fondamentali, come il blocco, il tagliafuori, il rimbalzo, il taglio, gli aiuti difensivi, tutti termini del gergo tecnico.

I campionati

Ci sono campionati professionistici, quelli che tutti noi possiamo seguire sui mass-media, che attirano i tifosi nei palazzetti dello sport, muovono gli interessi del mondo produttivo e degli sponsor. Ci sono campionati nazionali e continentali per club, i campionati continentali e del mondo per squadre nazionali, le Olimpiadi; il tutto in un turbinio di date e di scadenze cicliche. Ci sono poi i campionati per i "giovani", organizzati per fasce d'età ed anche quelli per i non più giovani. In Italia più enti organizzano campionati: la Federazione Italiana Pallacanestro, gli Enti di promozione sportiva, il Ministero della Pubblica Istruzione; alcuni per squadre di tutte le età, altri solo per alcune. La partecipazione a tutti i campionati avviene per iscrizione di una "squadra": la società sportiva è quindi il soggetto partecipante. I campionati si svolgono in vari periodi dell'anno. Quelli dei professionisti, dei semiprofessionisti, degli juniores, degli allievi, perfino del minibasket, separati tra maschi e femmine. Ognuno gioca il "proprio" campionato, in relazione al sesso, all'età, alla bravura, al territorio.

Le Summer League

Il basket non ha stagioni. Se l'inverno è la stagione dei campionati veri, l'estate è la stagione del "gioco per il gioco", della libertà nel gioco e nella composizione delle squadre, il ritrovo di giocatori professionisti con il semplice tifoso, tra ragazzi e ragazze, tra le diverse generazioni. Le squadre si formano spontaneamente e chiunque, anche singolarmente, può chiedere di giocare. Chi vent'anni fa ha pensato di organizzare i primi ritrovi estivi ha indovinato. Anche questa è un'esigenza avvertita da chi ama il basket, e come tutto ciò che si ama veramente non può conoscere confini. Si sviluppano così le summer leagues (improprio uso del termine americano che ha, negli USA, diverso significato), cui partecipano giocatori di ogni estrazione: il basket spinge l'amicizia tra tutte le persone.

IL PLAY GROUND

È il gioco del campetto (il termine italiano di playground), nel cortile, nel parco, in parrocchia, ovunque. Tutti possono parteciparvi, si può giocare a uno o a due canestri, cioè a metà campo (è questa la versione più tipica) o a tutto campo, 2 contro 2, 3 contro 3 (queste prime due sono le autentiche interpretazioni del playground), 4 contro 4 e 5 contro 5. Ogni campetto ha le sue regole di gioco e spesso anche stili di organizzazione e anche di esecuzione, come ad esempio fasce orarie (spontanee) di uso per le diverse età. Ricordo quanto fosse un momento atteso (spesso anche a lungo), emozionante e bellissimo "essere chiamati" a rimanere per il turno dei più grandi: significava che eri apprezzato! Era la conquista che dichiarava che un bambino stava diventando ragazzo, che il principiante aveva compiuto sensibili progressi, la conquista per la quale si era disponibili a far tardi e rischiare il rimprovero dei genitori. Ricordo però che era il rimprovero che immediatamente rientrava: anche i genitori capivano e, come sul campetto, erano disponibili a premiarti. Un tempo era il luogo più frequentato dai bambini e dai ragazzi, una vera scuola di abilità e destrezza, dove l'insegnamento era rappresentato dall'esempio dei più esperti, dalla voglia e dalla "fame" di rimanere in campo il più a lungo possibile; perché la squadra che vinceva era sfidata da una nuova e chi perdeva doveva lasciare il posto. Oggi invece è luogo di svago sempre più per i soli adulti, si è persa la "scuola" spontanea. Per molti appassionati il play ground rappresenta il massimo dell'intensità e del piacere di giocare, per molti tecnici è considerato il luogo in cui sono vissute le migliori esperienze, ma specialmente, è il luogo dove si traducono le tecniche apprese nelle più svariate situazioni.


Fonte: benessere.com



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