mercoledì 25 novembre 2009

SCI DI DISCESA

Un po' di storia ...

Nel 1555 si pubblicò a Roma la versione italiana del testo dell'arcivescovo di Uppsala, Olaus Magnus, intitolato Historia de gentibus septentrionalibus.
Vi si descrivono "certi legni lisci e piani, piegati e ritorti in punta..... accomodati e ben fermati ai piedi con i quali le genti settentrionali si girano e trasportano sopra li alti monti de le nevi con meravigliosa destrezza ".
Circa cento anni dopo, nel 1663 il sacerdote ravennate Francesco Negri compì un lungo viaggio nelle regioni nordiche e raccolse le sue esperienze in un libro intitolato "Viaggio settentrionale". Egli riferisce di "due tavolette sottili, che non eccedono in larghezza il piede, lunghe otto o nove palme, con la punta alquanto rilevata per non intaccar la neve ". Nell'ottocento uno sciatore è il protagonista del romanzo Ondina di Fréderic de la Motte Fouqué. Nel 1888 il norvegese Nansen attraversò la Groenlandia con gli sci.

Fu un eclettico pittore svizzero, Mathias Zdarsky, alpinista solitario e montanaro di elezione a inventare lo slalom. Egli organizzò una gara di discesa con 800m di dislivello e 47 porte. Nel 1900 fu lui a proporre e fondare la Federazione Internazionale dello Sci Alpino. Era intrepido e coraggioso e sfidò i norvegesi, popolo di grandi tradizioni sciistiche, ad una gara di discesa con partenza dalla vetta del Monte Bianco.

Sempre verso la fine dell'ottocento e agli albori del novecento, nacque il turismo sciistico.
Si far risalire il business dello sci invernale all'iniziativa di un pastore metodista, certo Henry Lunn, che rientrato dalle Indie in condizioni di salute molto precarie, decise che suo compito era quello di risolvere il problema della divisione della cristianità. Così organizzò una conferenza di teologi a Grindelvald. Per organizzare i viaggi dei vari invitati, Henry Lunn mise in piedi un'agenzia turistica. Il risultato del convegno fu del tutto negativo per quanto riguardava la riunione della cristianità: rimase però l'agenzia che cominciò a gestire un flusso turistico ben presto indirizzato alla stagionalità sciistica.
Non si può terminare questa breve nota storica senza citare Hemingway che nei Quarantanove racconti parla per il suo protagonista Nick di "...una inebriante e travolgente corsa, balzi improvvisi per superare ripidi dislivelli sul fianco del monte.. con meravigliosa sensazione fisica del volo ". Bene, veniamo ad oggi. Lo sci di discesa rappresenta un vero e proprio fenomeno di rilevanza sociale, lo dimostrano le code alla partenza degli impianti e il business che ruota intorno a questa elegante attività sportiva.

Fisiologia

Lo sci di discesa presenta molti aspetti positivi. E' attività fisica relativamente facile. Si può sciare bene o male, ma è certo che tutti sono in grado di acquisire una tecnica sufficiente a destreggiarsi, soprattutto oggi ove le piste sono battute meccanicamente e ogni asperità è stata cancellata.
Inoltre, lo sci di discesa garantisce una gran bella vista e una compagnia simpatica. Infine, non è molto dispendioso dal punto di vista energetico, si sfrutta infatti l'accelerazione di gravità. La spesa energetica serve solamente a frenare la progressione e a modificare il percorso: la spesa energetica è maggiore quanto maggiore è l'effetto freno e questo è esattamente il caso di un principiante che si oppone con tutte le sue forze all'aumento della velocità.

Lo sci di discesa è disciplina fondamentalmente tecnica ad elevato contributo anaerobico: si caratterizza quindi con contrazioni elevate dei gruppi muscolari e produzione di acido lattico. La fatica del discesista e il suo ansimare in fondo alla discesa rispecchiano l'acidosi che si genera in seguito alla produzione di acido lattico. E' importate ricordare che la via di produzione dell' acido lattico consuma rapidamente glicogeno muscolare. Pertanto, malgrado il costo energetico globale dello sci da discesa sia relativamente basso (se paragonato ad esempio allo sci di fondo), non è infrequente che il soggetto manifesti ipoglicemia. Questa si rende anche maggiormente evidente in alta quota.
E' quindi utile e consigliato avere a disposizione qualche snack. La stanchezza dei muscoli alla fine di una giornata rispecchia esattamente il forte impegno anaerobico.

Allenamento

Le doti necessarie a dominare la tecnica includono una notevole forza nei muscoli degli arti inferiori ma anche una grande coordinazione neuromuscolare. La coordinazione si acquista con grande facilità nell'età infantile e quindi per diventare buoni sciatori bisogna calzare gli sci molto presto (simile considerazione vale anche per altre discipline ad elevato contenuto tecnico come la ginnastica artistica e la scherma).

L’allenamento nello sci di discesa include una fase a secco molto importante. Occorre migliorare la forza, la flessibilità e la mobilità articolare. Un buon allenamento a secco previene gli incidenti di percorso. Due mesi di allenamento (ottobre e novembre) in palestra ma anche all’aperto sono sufficienti a presentarsi in buona forma.
L’aumento della forza degli arti inferiori si ottiene mediante esercizi con macchine ergometriche o sollevamento pesi.
Se da un lato si ottiene un effetto positivo in termini di aumento della forza, dall’altro occorre prestare molta attenzione a non causare sovraccarichi che si traducono successivamente in infiammazioni delle inserzioni tendinee.
Il punto delicato è come sempre il ginocchio; quindi non conviene eccedere con questo tipo di lavoro.

Sugli sci, all’inizio della stagione, bisognerebbe ripassare lo stile e sforzarsi di eseguire bene i movimenti. Questo in effetti andrebbe fatto ad ogni uscita nei primi 10-20 minuti.

La fatica muscolare è il principale nemico dello sciatore e rappresenta in effetti la principale causa di incidenti; questi si verificano con maggior frequenza all’ultima discesa della giornata.

Alimentazione

Malgrado il costo energetico globale dello sci da discesa sia relativamente basso (se paragonato ad esempio allo sci di fondo), non è infrequente che il soggetto manifesti ipoglicemia. Questa si rende anche maggiormente evidente in alta quota.
E’ quindi utile e consigliabile avere a disposizione qualche snack.
La stanchezza dei muscoli alla fine di una giornata rispecchia esattamente il forte impegno anaerobico. E’ importate ricordare che la via di produzione dell’acido lattico consuma rapidamente glicogeno muscolare, quindi la fatica è un fenomeno molto localizzato ai muscoli usati.

SCI ALPINISMO

Un interessante sviluppo dello sci di discesa è lo sci-alpinismo. In questo caso il costo energetico è considerevolmente aumentato in quanto bisogna coprire il dislivello di salita (spesso parecchie ore). Poi viene la discesa, su nevi spesso vergini, ma variabili e spesso difficili da interpretare.
Sopra i 3000m in primavera si ha spesso la neve cosidetta "trasformata"; si intende con questo termine il fatto che la neve gela di notte creando un manto duro e resistente alla pressione dello sci che quindi non affonda. Alle prime luci del sole lo strato superficiale della neve si scioglie leggermente (per 1-2 cm) e così si scia beatamente su una superficie regolarissima che consente brillanti evoluzioni.

Itinerari

Vi sono molti splendidi itinerari una volta riservati allo sci alpinismo ma attualmente aperti al grande pubblico, come la discesa della "mer de glace" da Punta Helbronner (si raggiunge in funivia) fino a Chamonix. La discesa si snoda in uno scenario selvaggio e affascinante di alta montagna. Bisogna godersi lo spettacolo e godersi anche la discesa ma è indispensabile controllare le evoluzioni per non finire dritto in un crepaccio.
Per gli appassionati dello sci totale, a Chamonix si può prendere la funivia sino all'Aiguille du Midi; da qui si scende la Vallée Blanche in fondo alla quale ci si raccorda alla pista che discende dalla Punta Helbronner, da qui, sci in spalla o pelli di foca, bisogna risalire. In tempi eroici e osservando una tabella di marcia si è ancora in tempo per scendere su Courmayeur per il ghiacciaio di Toula. Per questa ultima parte ci vogliono gambe solide, soprattutto all'inizio; non fatevi sorprendere dall'ipoglicemia nel canalino che scende sul ghiacciaio e sul primo traverso verso destra.


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