mercoledì 13 gennaio 2010

BHARAT NATYAM LA DANZA SACRA INDIANA DA GUERRA



La danza indiana presta all’essere umano, più di ogni altra espressione artistica dell’India, la preziosa apparenza della divinità. Bharata Natyam, dalle sillabe Bha, da Bhava lo stato d'animo, ra da raga, tada tala e Natyam combinazione fra danza e mimo, è lo stile di danza classica indiana più conosciuto.

Le origini
Il bharat-natyam è la forma più antica delle danze classiche indiane. Ha avuto origine nell’India meridionale e lo praticavano le danzatrici dei templi chiamate devadasi (serve di dio). Da loro deriva il primo nome che la danza ha avuto: dasi attam, altrimenti chiamata Sadir kacheri.
Bharata Natyam, come altri stili di danza classica indiana, possiede una particolarità: oltre a nrtta, cioè l'aspetto di danza pura, possiedenatya, qualcosa che potrebbe ricordare la pantomima. Il danzatore si trasforma in attore per raccontare storie. Questa sorta di mimo viene chiamata Abhinaya. Nell'antico testo Abhinaya Darpana (XIII secolo), si trovano descritte tutte le possibilità di espressione delle varie parti del corpo, dai muscoli del viso a quelli delle mani: nove movimenti possibili sono attribuiti alle pupille e alle palpebre; le sopraciglia invece devono saper giocare con sette movimenti, il collo con sei; per le mani sono state codificate ventiquattro posizioni per la mano singola e tredici per le mani in coppia (hasta mudra).

La pratica
Il primo livello di lavoro è quello fisico, come nella danza o nelle arti marziali; qui troviamo una analogia con l’arte da combattimento indiana Kalari Payat in cui la posizione di base con le ginocchia piegate è la stessa della danza. L’energia è concentrata nell’ombelico, la schiena deve essere diritta e il peso egualmente distribuito. Ogni movimento del danzatore è finalizzato alla ricerca dell’equilibrio e si divide in triangoli. Il triangolo è, infatti, considerato alla base dell’energiakundalini che risiede nella zona del perineo e viene rappresentata nel chakra muladhara con la forma di un triangolo.

In uno spettacolo di Bharata Natyam vengono danzati brani tratti dalla letteratura epica e dalla mitologia religiosa. La lingua del canto è il sanscrito, a volte il tamil. Oggi vengono scritte liriche anche in hindi. Il costume della danzatrice e i suoi ornamenti costituiscono un vero e proprio linguaggio: i suoi orecchini ricordano infatti il gopuram del tempio e nei capelli porta i simboli del Sole e della Luna. Sulla nuca si riconosce la tipica acconciatura di gelsomini che termina con una cascata di fiori lungo la treccia. Le mani e i piedi vengono dipinti con una sostanza (alta) che ne evidenzia i movimenti. I bracciali di sonagli alle caviglie, le cosiddette cavigliere, sottolineano il ritmo, marcato a piedi nudi.

I cinque stili classici
Ciascuno dei cinque stili classici della danza indiana, bharat-natyam, kathakali, kathak,


manipuri e molini-attam, comprende due parti (margi e desi), tre forme (nrtta, natya e nrtya), due aspetti (tandawa e lasyan) e quattro guide (abhinayas: angina, vacika, aharya e sattvika).
La musica, come la danza, è divisa in due parti, ognuna con delle regole proprie: margi è eseguita per gli dei, mentre desi è destinata ai mortali.

Il nrtta è il tema, sprovvisto tuttavia di caratteri descrittivi. Presenta pochi gesti delle mani e un lavoro incessante dei piedi. Il natyaè la danza-dramma nel suo aspetto più completo, che utilizza tutte le risorse della tecnica. Il canto occupa un posto importante; ilnrtya consiste in canti che il danzatore interpreta con la danza, con movimenti dolci accompagnati da una musica melodiosa.
Le quattro guide sono le regole che accompagnano i vari aspetti della danza:l’angika abhinaya (gesti estetici) regolamenta la postura e i movimenti; il vasika abhinaya la pronuncia, l’accento e il ritmo; l’aharya abhinaya si occupa del costume e delle decorazioni; il sattvika abhinaya cataloga le rappresentazioni delle otto condizioni psichiche che si traducono con: immobilità, sudore, eccitazione, tremore, cambiamento di colore, cambiamento di voce, piani o svenimento.

Le regole del bharat-natyam
Il bharat-natyam è un’arte difficile. Ciò che appare fluido, aggraziato, facile, esige un allenamento costante e una ripetizione quotidiana di ciascun movimento. La forma della disciplina è alquanto rigida e prevede:
Saustavanga: simmetria perfetta del corpo.
Tryasra: le dita dei piedi dirette leggermente verso l’esterno.
• Grazia delle braccia, movimenti laterali delle mani che gli occhi devono sempre seguire (pratica comune a tutte le danze indiane).
• Passo fermo e deciso; la distanza tra i due piedi, quando uno è sollevato, non deve superare gli otto centimetri.
• Salti e pose semiaccosciate, giri rapidi, passi sulla punta dei piedi o sui talloni, movimenti di spalle e pugni.

Molti occidentali si stanno aprendo a questa arte, realizzando ottimi risultati. Anche lo scambio con le arti marziali è interessante, in quanto il lavoro sull’energia è comune all’arte indiana da cui sono anticamente derivate molte arti da combattimento cinesi e giapponesi.

Bibliografia:

Foto:

  • Ujwal Mukund Bhole, uno dei maggiori maestri indiani di Bharata Natyam

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